Alcuni testi di Padre Pio
Presi dai volumi dell’Epistolario

“Mia carissima figliuola di Gesù… la prova che attraversi è voluta direttamente da Dio, non per punirti delle tue colpe poiché già furono del tutto perdonate da lui; ma per renderti simile al suo medesimo Figliuolo. Egli vuole che tu lo rassomigli nelle angosce del deserto, e dell’orto: egli vuole che anche tu spiri sul Calvario, emettendo con lui l’estremo grido: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?…
Che cerchi tu sulla terra, se non Dio? Ebbene, ti dichiaro in nome di Dio stesso che tu lo possiedi. Sii ferma nelle tue risoluzioni, resta pure nella barca in cui Gesù ti ha posto, e venga pure la tempesta. Viva Gesù, tu non perirai. Egli ti sembra che dorme, ma a tempo opportuno si desterà per renderti la calma. Il nostro san Pietro, dice la Scrittura, vedendo l’impetuosa tempesta, si spaventò, e tremando esclamò: ‘O Signore, salvami’. E nostro Signore prendendolo per mano gli disse: ‘Uomo di poca fede, perché temi?’. Osserva, o figliuola, questo santo apostolo. Egli cammina a piede asciutto sulle acque; le onde ed i venti non saprebbero sommergerlo; ma il timore del vento e delle onde scoraggia: lo spavento è un male maggiore del male medesimo. O figlia di poca fede, ti ripeto anche io, col divin Maestro, che cosa tu temi? No, non temere, tu cammini sul mare tra i venti e le onde, ma sii certa che sei con Gesù. Che c’è da temere? Ma se il timore ti sorprende, grida forte anche tu: ‘O Signore, salvami!’. Egli ti stenderà la mano, e questa mano l’è appunto quel tenuissimo raggio di fiducia in lui che senti in fondo al tuo spirito: stringila forte questa mano, e cammina allegramente almeno nella punta del tuo spirito. Insomma, mia buona figliola, non filosofeggiare sul tuo interno martirio, non replicare, prosegui francamente: no, Gesù non saprebbe perderti, mentre che per non perderlo, tu persisti nelle tue risoluzioni. Che il mondo rovesci; che tutto sia nelle tenebre, in fumo, in tumulto, ma Dio è con te. Ma se Dio dimora nelle tenebre, e sul monte Sinai, tra i lampi e tuoni, non saremmo noi contenti essergli vicino?… (Ep. III, n. 3 a M. Tresca)

“Nostro Signore ti ama, figliuola mia, e ti ama teneramente; e se egli non ti fa sentire la dolcezza di questo suo amore, lo fa per renderti più umile ed abbietta agli occhi tuoi. Non lasciare però per questo di ricorrere alla sua santa benignità con ogni confidenza, particolarmente in tempo nel quale ce lo rappresentiamo come egli era piccolo bambino in Betlemme; perché, figliuola mia a che fine piglia egli questa dolce ed amabile condizione, se non per provocarci ad amarlo confidentemente, ed a confidarci amorosamente in lui? Sta molto vicino alla culla di questo grazioso bambino, specialmente in questi santi giorni del suo natalizio. Se ami le ricchezze, qui vi troverai l’oro che i re magi vi lasciarono; se ami il fumo degli onori, qui vi troverai quello dell’incenso; e se ami le delicatezze dei sensi, sentirai la mirra odorosa, la quale profuma tutta la santa grotta. Sii ricca d’amore per questo celeste bambino, rispettosa nella dimestichezza che tu prenderai con lui mediante l’orazione; e tutta deliziosa nella gioia di sentire in te le sante ispirazioni ed affetti di essere singolarissimamente sua. Sta’ di buon animo in quanto ai tuoi piccoli sdegni e difetti; passeranno ovvero, se non passano, ciò sarà per te esercizio d’umiltà e di mortificazione. Vivi tranquilla, figliuola mia, e non temere perché Gesù è con te. Prosegui nel cammino intrapreso e non ti rallentare giammai” (Ep., III, pp. 346-347).

“San Giovanni Rotondo, 13 agosto 1918 – I.M.I.D.F.C. Mia carissima figliuola, Gesù continui ad essere il re del tuo cuore! Dico continui, perchè già lo è: e questo deve confortare il tuo spirito nelle terribili prove che attraversi. Sta’ pur rassegnata e possibilmente tranquilla alle assicurazioni dell’ autorità. Soffri, ma rassegnata, perché la sofferenza non è voluta da Dio se non per la sua gloria e per il tuo bene; soffri, ma non temere perchè la sofferenza non è castigo di Dio, sibbene un parto di amore che vuole renderti simile al Figlio suo; soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te e ti va associando nella sua passione e tu in qualità di vittima devi pei fratelli quello che ancor manca alla passione di Gesù Cristo (cfr. Col 1,24, ndr). Ti conforti il pensiero di non essere sola in tale agonia; ma bene accompagnata; altrimenti come potresti volere ciò che l’anima fugge e spaventarti di non potere pronunciare il fiat? Come potresti «volere amare» il sommo Bene? Ti affanni, figliuola mia, a cercare il Sommo Bene; ma in verità è dentro di te e ti tiene distesa sulla nuda croce alitando forza per sostenere il martirio insostenibile e amore per amare amaramente l’amore. Quindi il timore di averlo perduto è tanto vano, quanto egli è vicino e stretto a te.

Quello che però che a questo gran santo più gli sta a cuore è la carità e perciò, più che qualunque altra virtù, egli vivamente la raccomanda e vuole che si conservi in ogni azione, essendo l’unica e sola virtù che costituisce la perfezione cristiana: «Sopra tutto – egli dice- conservate, abbiate la carità che è il vincolo della perfezione» (Col. 3,14). Vedete: egli non si contenta di raccomandarci la pazienza, di sopportarci scambievolmente, anche esse nobili virtù; ma no, egli vuole la carità ed a ben ragione, poiché può be-nissimo darsi che uno sopporti pazientemente gli altrui difetti, perdoni pure le offese ricevute; ed il tutto può essere senza merito, quando si è fatto senza la carità, che è la regina delle virtù e che in sé tutte le racchiude…
Una parola ancora debbo aggiungere al già detto: questa parola si aggirerà nel proporre i mezzi opportuni per conseguire la perfezione del cristiano. L’apostolo due potentissimi ne propone: lo studio continuo della legge di Dio e l’operare tutto a sua gloria. (Ep. II, 226ss.)

5. – Né deve scoraggiarvi e buttarvi nella tristezza se le azioni vostre non vi riescono con quella perfezione con cui si diede l’intenzione; che volete! siamo fragili, siamo terra e non ogni terreno produce gli stessi frutti a seconda dell’intenzione del coltivatore. Ma delle nostre miserie umiliamoci sempre, riconoscendo il nostro nulla senza il divino aiuto.
L’inquietarci dopo un’azione perché non è riuscita a seconda della pura intenzione che se ne ebbe, non è umiltà; è segno manifesto che l’anima non aveva riposta la perfezione della sua opera nel divino aiuto, ma sibbene ella aveva confidato troppo nelle sue forze.
La mia Raffaelina si guarderà da questa secreta filosofia di satana, col rigettare le sue suggestioni non appena avrà ciò avvertito. La grazia vigile del Signore vi liberi sempre dall’essere fatta preda di questo maligno spirito, anche leggermente. Non è mai poca cosa, per un’anima disposata al Figliuol di Dio, l’essere caduta anche in piccole cose nelle male arti di questo terribile mostro. (Ep. II, lett. 41)

“Ed ora poi vengo, padre mio, a chiederle un permesso. Da parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. Questo desiderio è andato crescendo sempre più nel mio cuore tanto che ora è divenuto, sarei per dire, una forte passione. L’ho fatta, è vero, più volte questa offerta al Signore, scongiurandolo a voler versare sopra di me i castighi che sono preparati sopra i peccatori e sulle anime purganti, anche centuplicandoli su di me, purché converta e salvi i peccatori ed ammetta presto in paradiso le anime del purgatorio, ma ora vorrei fargliela al Signore questa offerta colla sua ubbidienza. A me pare che lo voglia proprio Gesù. Son sicuro che ella non troverà difficoltà alcuna nell’accordarmi questo permesso” (I, lett. 23, p. 206).